venerdì 29 maggio 2020

Mito nel contemporaneo -Step#18

Nella stesura di questo mio blog ho affrontato l'idea di mito nei vari secoli. Ho iniziato facendo una ricerca all'interno della dimensione mitologica, poi ho analizzato la filosofia classica ed in particolare quella di Platone, successivamente mi sono incuriosito sul mondo medievale e moderno.
Arriviamo dunque all'era più vicina a noi: l'epoca contemporanea.
Seppur abbiamo già analizzato l'idea di mito di personaggi contemporanei come: Borges, Pavese, De Chirico, vorrei snocciolare ulteriormente l'idea di mito allargando gli orizzonti, alla ricerca di un senso più comune.
In ordine da in alto a sx, Jorge Luis Borges,
Cesare Pavese, Giorgio De Chirico.

I miti dell'uomo contemporaneo hanno, per cominciare, un'essenza molto diversa da quelli dell'uomo arcaico. Come aveva argomentato nel 1957 il semiologo Roland Barthes (Miti d'oggi - Einaudi), il mito, per l'uomo contemporaneo, non è che una 'parola', vale a dire solo un sistema di comunicazione. Scriveva Barthes (p.191):

"Tutto dunque può essere mito? Sì, a mio avviso, perchè l'universo è infinitamente suggestivo. Ogni oggetto del mondo può passare da un'esistenza chiusa, muta, ad uno stato orale, aperto all'approvazione della società, perchè non c'è alcuna legge, naturale o no, a impedire che si parli delle cose."

Ecco perchè in un'epoca dominata dalla scienza, dalla tecnologia, dall'economia e dalla finanza, 'parole' provenienti dal lessico di quelle discipline possono rivestirsi di un'aura mitica ed entrare a far parte del lessico quotidiano svuotate del loro significato specifico e utili solo a riempire le più vuote conversazioni nei nostri salotti o in quelli televisivi. Di queste parole di plastica ha scritto il linguista Uwe Pörksen, evidenziando la degenerazione del linguaggio nelle società industrializzate della seconda metà del Novecento.

Uwe Pörksen

L'esigenza che ha spinto l'uomo arcaico a creare il mito originario, vale a dire quella di dare un senso al proprio mondo, non è morta nell'uomo contemporaneo ma si esprime in forme nuove, molto diverse da quelle del mito originario.

Il mito originario risponde a una pressante esigenza umana: quella di attribuire un senso alla propria esistenza col ricorso a narrazioni in grado di dar forma al caos. La 'richiesta di senso' nella società odierna fa sì che essa sia assediata da personaggi, fenomeni, eventi che vengono chiamati impropriamente mitici.
A tal proposito Michele Cogo afferma nel suo libro "Fenomenologia di Umberto Eco":


"Il mito è un fenomeno che si è verificato su scala globale nell'antichità, un linguaggio simbolico attraverso cui l'uomo crea una struttura interpretativa e un ordine al mondo dal punto di vista cosmologico, sociale, nonchè politico e materiale. Per cui è importante un approccio storico al fenomeno del mito, per collocarlo in un contesto storico-culturale di una certa fase della storia dell'umanità e per capire che ogni utilizzo contemporaneo del termine 'mito' non ha - e non può avere - lo stesso significato originario."











Fonti:

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