venerdì 15 maggio 2020

I limiti dello sviluppo -Step#15

Nel 1972 uscì un libro considerato da alcuni profetico, da altri catastrofista. Il titolo italiano era I limiti dello sviluppo, un rapporto del Club di Roma, ovvero un'associazione di industriali, scienziati e giornalisti. Basandosi su (primitive, al tempo) simulazioni al computer, il libro raccontava lo stato del pianeta e delle risorse, della popolazione umana e dei sistemi naturali proiettati nel futuro.


In estrema sintesi, le conclusioni del rapporto furono:
  • Se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale.
  • È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano.
Il mito dell'ingegnere, in quanto scienziato positivista che fagocita il mondo per uno sviluppo esponenziale infrenabile, si scontra con la limitatezza delle risorse disponibili e con la lenta capacità rigenerativa del nostro pianeta. «Badate», dicevano gli autori, «che il pianeta è limitato, e lo sviluppo economico e soprattutto sociale non può proseguire molto a lungo senza andare a scontrarsi con i confini fisici del pianeta.» svelando il fatidico braccio di ferro tra Dedalo e Gaia.


Le catastrofi previste dal pool degli scienziati del Club di Roma, ricordano un po' una catastrofe finale, un'apocalisse, da ἀποκάλυψις (apokálypsis) termine greco che significa "rivelazione". Come il Club di Roma, attraverso però una «rivelazione» di tipo spiritico, l'apostolo Giovanni, ormai anziano, profetizza la fine del mondo.
Questo paragone non è privo di significato, ma invita - secondo il mio modesto parere - ad un'attenta riflessione riguardo alla reale concretezza di una catastrofe economico-sociale imminente. Se non prendiamo serie decisioni che rompano la tendenza all'estremo consumismo, l'immagine di qui sopra potrebbe allegoricamente avverarsi. 

Fonti:

Nessun commento:

Posta un commento