domenica 26 aprile 2020

Mito & Covid

Certe volte capita che il fato entri nelle nostre giornate e bussi alla porta per ricordarci della sua esistenza. La porta di casa però è sbarrata da tanto ormai a causa della quarantena, allora il fato furbamente ha deciso di bussarmi ad un'altra porta di cui disponiamo tutti e che affaccia direttamente sul mondo: quella del mio smartphone.
Stamattina mentre scrollavo annoiato la home di Facebook, eccolo lì, il mito di cui ho parlato nel mio primo postMax Pezzali è tornato a cantare la sua celebre canzone "Sei un mito" in una chiave più casalinga.
Molti artisti di ogni tipo in queste settimane si sono fatti carico della responsabilità che deriva dal loro successo. Numerosissime campagne di sensibilizzazione sono state lanciate riguardo l'emergenza Covid. Ognuno di noi, con i propri mezzi, deve fare un piccolo sforzo per l'intera comunità, perché uniti siamo più forti.

SEI UN MITO feat. GEMELLI DI GUIDONIA
Ecco SEI UN MITO in una versione "special" 🔝 Un grande onore per me. Grazie Mille ai #GemelliDiGuidonia 💪
Pubblicato da Max Pezzali su Venerdì 24 aprile 2020

sabato 25 aprile 2020

Falsi miti e Coronavirus -Step#11

L'uomo è un animale che, in quanto tale, è mosso da istinti primordiali come la paura. In tempi moderni, la necessità di trovare una causalità negli eventi e contrastare il senso di sconforto che sorge di fronte all'ignoto, si è tradotta spesso nella ricerca di soluzioni facili a problemi di una certa complessità. Questa necessità umana è presto sfruttata da miserabili approfittatori che lucrano sfornando dozzine di falsi miti sotto la veste di fake news, o che semplicemente godono del caos causato da quest'ultime.


Persino il caso Corona Virus è stato boccone prelibato per questi untori sociali: tante sono state le fake news sparse nel web correlate al virus. Che si tratti di unguenti magici o rimedi della nonna, il più delle volte si tratta semplicemente di "fuffa". Persino l'ONU si è sentita in dovere di scrivere un articolo - di cui consiglio la lettura - per smentire questi falsi miti.


La situazione peggiora ancor più se prendiamo in esame anche il falso mito dell'Immunità di gregge tanto auspicata da Boris Johnson e Donald Trump all'inizio della diffusione della pandemia. Questa soluzione è stata immediatamente criticata dalla comunità scientifica. A conferma degli enormi dubbi sorti a seguito delle affermazioni dei due leader politici, è arrivata una ricerca sulla biosicurezza dell'Università del New South Wales (Australia).
Questa afferma che se si rinunciasse alle restrizioni per esporre volontariamente la popolazione al coronavirus allo scopo di costruire un'immunità naturale, ci si potrebbero aspettare epidemie cicliche di Covid-19 anche di altri ceppi, forza lavoro fortemente ridotta per malattia e ancora morti. Una prospettiva, dunque, pessima dalla quale dobbiamo tenerci ben lontani.



Fonti:
https://unric.org/it/coronavirus-miti-da-sfatare/
https://www.tgcom24.mediaset.it/salute/coronavirus-gli-scienziati-ecco-perch-limmunit-di-gregge-un-mito_17512083-202002a.shtml

sabato 18 aprile 2020

Andiamo al cinema -Step#10

Non tutti i miti nascono come tali. C'è chi s'è fatto mito dopo aver compiuto delle gesta tanto incredibili da trascendere la realtà.
Questo è chiaramente il caso del prode Leonida che con i suoi 300 opliti si è schierato presso la strettoia delle Termopili per difendere la propria patria dall'attacco del re persiano Serse.


"300" -scena della battaglia delle Termopili

Questa scena è tratta dal film "300", film del 2007, diretto da Zack Snyder.
Ciò che dà a questo film la fantastica atmosfera mitica, presente nel fumetto da cui è tratto, è la tecnica del chroma key.

lunedì 13 aprile 2020

Figurati il mito -Step#09

"Un'opera d'arte per divenire immortale deve superare i miti dell'umano senza preoccuparsi né del buon senso né della logica" -Giorgio De Chirico

Giorgio De Chirico, Ettore e Andromaca; 1917; olio su tela; cm 90x60. Milano, Collezione Mattioli.
Entro l'ampia prospettiva con la consueta atmosfera rarefatta e sospesa, contro un cielo cupo, i due mitici personaggi si stringono nell'ultimo abbraccio presso le Porte Scee, prima del duello con Achille che segnerà la morte dell'eroe troiano; ma non sono personaggi reali e neppure autentici manichini di sartoria; somigliano alla forma dei manichini perché gli elementi costituenti sono composti in quel modo; ma questi singoli elementi sono figure geometriche, astratte, come astratto è il complesso.


Fonte:
Adorno, P. (1994). L'arte italiana. Il novecento: dalle avanguardie storiche ai giorni nostri. Casa editricre G. D'Anna.

venerdì 10 aprile 2020

I miti di Platone -Step#08

Platone
Parlando di filosofia, soprattutto per la mia vena classicista, non posso fuggire dal citare Platone all'infinito. Filosofo con la "F" maiuscola: alunno di Socrate, ideatore del concetto dell'Iperuranio, visionario politico per una Repubblica del buon governo, ed anche maestro di Aristotele. Le premesse per presentarvi questo personaggio sono impressionanti.
Per capire Platone dobbiamo analizzare le opere che compongono la quasi totalità della sua produzione letteraria e filosofica: I dialoghi. In questi testi in forma dialogica, il filosofo ateniese si serve di miti di suo ingegno per spiegare le teorie da lui elaborate.

Già i suoi predecessori, i presocratici, avevano fatto ricorso a poemi intitolati "perì fύseos" (sulla natura). Ma con Platone ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale: egli rifiuta la poesia ed il mito, fonti di pura fantasia e di falsità, ma è verificabile che nei suoi dialoghi ricorre a spunti poetici e soprattutto a miti per spiegare le sue intenzioni filosofiche. 

Manara  Valgimigli
Manara Valgimigli, grande filologo classico, esprime un'idea per me condivisibile riguardo questo contrasto platonico sul mito:
«Dunque un poetare, un μυθους ποιειν, che è anche un filosofare; e qui è la radice dei famosi miti di Platone che non sono mai qualche cosa di estraneo, come chi dicesse un abbellimento o un ornamento del suo filosofare; e il suo filosofare è anch’esso un poetare, un comporre musica, un μουσικὴν ποιειν, un cantare per incantare, ἐπάδειν, l’anima dell’uomo. Perocché ogni vero e grande filosofare non è mai speculazione teorica astratta, bensì nasce e risponde alle più vive esigenze dell’uomo, il quale chiede ai filosofi, come chiede ai poeti, la ragione del suo vivere e del suo morire. E da quale ansia l’anima umana è più conturbata e agitata che da questo mistero pauroso non sia ch’ella un giorno, sopravvenendo la morte corporea, dispersa e distrutta?»

Dunque per un verso Platone rappresenta il passaggio definitivo dal mythos, racconto favolistico, al trionfo del pensiero razionale, al Logos. Ma poi qualcosa non funziona, questo schema che lui stesso presenta non corrisponde del tutto a quello che troviamo poi nei suoi dialoghi. In effetti, pur attaccando il valore conoscitivo dei miti, poi li dissemina nell’intera sua opera di conoscenza. Ma allora i miti non sono del tutto estranei a questa finalità conoscitiva. Non c’è quella frattura totale tra mito e pensiero razionale. I miti in realtà hanno funzioni diverse nei differenti dialoghi platonici, che l’autorevole studioso Mario Vegetti sintetizza così.
Mario Vegetti
Essi sono di volta in volta:

  • rappresentazioni attraverso immagini dei movimenti della razionalità; 
  • supplementi persuasivi delle finalità morali e politiche della sua filosofia ; 
  • indicazioni di un percorso inaccessibile alla sua filosofia dialettica o per difficoltà o per impossibilità, percorso di cui il mito segnala e conferma tuttavia la legittimità del suo avvio.

D’altra parte, il sapere scientifico, «epistème», se possiede il necessario rigore logico e consequenziale, appare incapace di elevarsi alle più sublimi verità, senza contare che deve procedere per ipotesi onde poter sviluppare i rapporti di causa ed effetto, come fanno le scienze matematiche; mentre l’opinione mutevole e soggettiva, «dòxa», non è degna del vero filosofo. Dunque il mito è la sola forma di conoscenza capace di slanciarsi verso le verità più alte dell’anima e di tradurre in parole le forme più elevate del conoscere.

Vi presento, dunque, uno dei miti più emblematici della filosofia platonica, poiché racchiude in sé molti dei concetti che l'autore vuole trasmettere al suo pubblico. Trattasi del Mito della caverna.



Platone (per bocca di Socrate) immagina gli uomini chiusi in una caverna, gambe e collo incatenati, impossibilitati a volgere lo sguardo indietro, dove arde un fuoco. Tra la luce del fuoco e gli uomini incatenati vi è una strada rialzata e un muricciolo, sopra la strada alcuni uomini parlano, portano oggetti, si affaccendano nella vita di tutti i giorni. Gli uomini incatenati non possono conoscere la vera esistenza degli uomini sulla strada poiché ne percepiscono solo l'ombra proiettata dal fuoco sulla parete di fronte e l'eco delle voci, che scambiano per la realtà. Se un uomo incatenato potesse finalmente liberarsi dalle catene potrebbe volgere lo sguardo e vedere finalmente il fuoco, venendo così a conoscenza dell'esistenza degli uomini sopra il muricciolo di cui prima intendeva solo le ombre. In un primo momento, l'uomo liberato, verrebbe abbagliato dalla luce, la visione delle cose sotto la luce lo spiazzerebbe in forza dell'abitudine alle ombre maturata durante gli anni, ma avrebbe comunque il dovere di mettere al corrente i compagni incatenati. I compagni, in un primo momento, riderebbero di lui, ma l'uomo liberato non può ormai tornare indietro e concepire il mondo come prima, limitandosi alla sola comprensione delle ombre.


Nel mito della caverna la luce del fuoco rappresenta la conoscenza, gli uomini sul muricciolo le cose come realmente sono (la verità), mentre la loro ombra rappresenta l'interpretazione sensibile delle cose stesse (l'opinione). Gli uomini incatenati rappresentano la condizione naturale di ogni individuo, condannato a percepire l'ombra sensibile (l'opinione) dei concetti universali (la verità), ma Platone insegna come l'amore per la conoscenza (la filosofia stessa) possa portare l'uomo a liberarsi delle gabbie incerte dell'esperienza comune e raggiungere una comprensione reale e autentica del mondo.


Molto significativa - e di seguito citata - è la morale sul compito del filosofo. Platone guardando al sacrificio di Socrate, lo rimpiange e asserisce perché il filosofo non deve arroccarsi nella sua torre d'avorio, ma deve riscendere nella caverna per annunciare il mondo che ha scoperto:


Morte di Socrate - Jacques-Louis David
«Rifletti ancora su questo» dissi io. «Se costui, ridisceso, si sedesse di nuovo al suo posto, non avrebbe forse gli occhi colmi di oscurità, venendo di colpo dal sole?» «Certo» disse.
«Ma se dovesse di nuovo discernere quelle ombre e disputarne con quelli che son sempre rimasti in catene, mentre vede male perché i suoi occhi non si sono ancora assuefatti, ciò che richiederebbe un tempo non breve, non si renderebbe forse ridicolo, non si direbbe di lui che, salito quassù, ne è tornato con gli occhi rovinati, e dunque non val la pena neppure di tentare l’ascesa? e chi provasse a scioglierli e a guidarli verso l’alto, appena potessero afferrarlo e ucciderlo, non lo ucciderebbero?»

Concludo inserendo una videolezione di Matteo Saudino, noto divulgatore filosofico moderno, che fa un'attenta analisi del mito platonico che riassume quanto sopra esplicato. Buona visione!

mercoledì 8 aprile 2020

A proposito di Borges

A proposito del grande scrittore Argentino Jorge Luis Borges, citato nell'articolo precedente, ho il piacere di condividere con voi il racconto di Agostino Spataro, scritto per "La Repubblica" il 26 ottobre 2010.
Questo articolo è stato molto significativo per me, poiché non immaginavo che uno scrittore come lui potesse avere interesse nel visitare la mia terra. Inoltre credo esprima perfettamente l'umanità di un uomo che altrimenti sembrerebbe lontano come un mito.

Borges, viaggio nella Sicilia del mito



Agostino Spataro
Borges a Palerno

martedì 7 aprile 2020

Anche poesia -Step#07

La mitologia va da sempre a braccetto con la poesia. Infatti, sebbene abbiamo anche visto un esempio prosastico di mito, il mito per sua natura è un componimento tipicamente poetico. Ci basti pensare agli aedi e rapsodi greci che cantavano le gesta del Pelide Achille o chi per lui; ma anche successivamente con i bardi medievali e così via... Tutti questi personaggi dovevano immagazzinare migliaia di storie nel loro repertorio, che altrimenti non avrebbero potuto ricordare, se non con formule poetiche, che assemblavano come puzzle nelle loro narrazioni a seconda della necessità.

Un aedo dell'antica Grecia

Secondo J.L. Borges, la poesia comunica attraverso dei fattori che riflettono degli archetipi interiori. Il discorso sugli archetipi è strettamente connesso a quello del mythos: il mito è oggetto della poesia fin dalle origini della letteratura occidentale che noi facciamo risalire ad Esiodo ed Omero. La poesia è il linguaggio archetipico dell'uomo.




Il poeta è per sua origine colui che avverte più degli altri la forza mitopoetica dei simboli scaturenti dall'intimo, e che parla per archetipi facenti parte della 'memoria collettiva'. Il recupero degli archetipi appare la funzione primaria del poeta. Platone parla di 'invasamento divino' che possiede i poeti e li fa comporre: la poesia è "una mania proveniente dalle Muse" (Ione, 533e-536b; Fedro, 245a).

Cesare Pavese
Cesare Pavese, invece, indagando su questo archetipo umano del fare mitologia scrisse: "Ma non è da credere che in sé quest’esperienza del mito sia un privilegio dei poeti e, a un grado più discosto, dei pensatori. È un bene universalmente umano, è la religione che sopravvive anche nei cuori più squallidi o più meschini, i quali sarebbero ben stupiti se qualcuno gli spiegasse che dentro di loro è un germe che potrebbe diventare una favola. E occorre dirlo? – la condizione su cui si fonda l’universalità e la necessità della poesia” (C. Pavese, Il mito, in “Cultura e Realtà”, n.1, maggio-giugno 1950).

Proprio su di lui ho voluto puntare la mia lente d'ingrandimento per studiare la poesia attraverso il mito. Affascinante - e personalmente a pieno condivisibile - è la sua idea che il primo centro e motore di questo meccanismo poetico è l’infanzia/adolescenza, il momento decisivo in cui si costruisce la mitologia personale dell’uomo a partire dalla scoperta del mondo. “Il mito è insomma una norma, lo schema di un fatto avvenuto una volta per tutte, e trae il suo valore da questa unicità assoluta che lo solleva fuori dal tempo e lo consacra rivelazione”, scrive Pavese nel 1943. 
Più di una poesia della raccolta Lavorare stanca è emblematica di questa tensione. Tra queste è impossibile non citare: Il dio-caprone, i vari Paesaggi, Mito, Una stagione; ma ancora più significativa credo sia Una notte, composta nel 1938, una poesia «di una purezza elegiaca straordinaria.



Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perduta una calma stupita
fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.

Talvolta ritorna nel giorno
nell’immobile luce del giorno d’estate,
quel remoto stupore.

Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un’altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.

Talvolta ritorna
nell’immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita.



Riferimenti:

venerdì 3 aprile 2020

Letteratura narrativa -Step#06

Nella letteratura vi sono certi temi che ricorrono con molta frequenza. Quello del mito credo sia uno dei più usati, poiché richiama alla nostra parte più interiore, ci riporta a fior di pelle delle sensazioni che ci accomunano tutti in quanto uomini.

Non serve scostarsi troppo dalla narrativa che ci accompagna sin da bambini per trovare quelli che sono eccellenti esempi di miti didattici. A tal proposito voglio presentarvi alcune parabole di Gesù che ci sono state insegnate sin da piccoli per infondere in noi una morale socialmente accettata. Queste parabole sono perfetti esempi di narrazione mitica presente nei vangeli della bibbia.
Vi riporto di seguito due esempi:



La parabola del figliol prodigo

Nella parabola che Gesù racconta, un uomo ha due figli e, nonostante non manchi loro nulla, il più giovane pretende la sua parte di eredità mentre il padre è ancora in vita. Ottenutala, si reca in un paese lontano dove spreca tutte le sue ricchezze con una vita dissoluta. Ridotto alla fame torna dal padre che invece di castigarlo per la sua sconsideratezza, lo perdona, lo riammette in famiglia e addirittura organizza una festa in suo onore.





La parabola del buon samaritano


"«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso»."

mercoledì 1 aprile 2020

Messaggio pubblicitario -Step#05

Nel corso degli anni, l'universo dell'arte e quello della pubblicità si sono gradatamente 
compenetrati: l'arte è infatti entrata nelle pubblicità sia citata che 
rivisitata, sintomo della cancellazione del confine tra la cultura alta e quella di massa o 
commerciale.


Questa visivamente splendida pubblicità del caffé Lavazza rappresenta efficacemente quanto sopra citato.  La pubblicità diventa opera d'arte che rappresenta scultoreamente delle figure mitologiche: troviamo divinità naturali personificate: il vulcano, il mare, la fertilità; ma anche il piacere, che viene visto in estasi nell'attimo di assaporare il tanto ambito caffè.