venerdì 8 maggio 2020

Antica ingegneria mitica -Step#13

Vivendo nel Bel paese, noi Italiani abbiamo la fortuna di poterci affacciare dai balconi delle nostre case e respirare la storia di antiche radici lontane. La linfa pulsante della cultura della quale siamo ereditari, però, non è più visibile, ma sono invece ben visibili le scatole, i prodotti, che contenevano o erano diretta conseguenza delle idee geniali degli italici antenati.
Tanto ingegno in illo tempore ci sembra impossibile: come potevano degli uomini con delle tecnologie così primitive, fare, costruire, ma anche solo immaginare opere di tale portata?
Ecco, è qui che inizia il nostro mito dell'ingegnere e dell'ingegneria, per cui dobbiamo svolgere un'indagine storiografica.

A rigore, un'ingegneria greco-romana antica non esiste. Esistevano ed erano oggetto di definizione e di trattazione specifica la meccanica, l'architettura e le discipline che insegnavano a costruire macchine da guerra (belopoietica), porti (limenopoietica), planetari (sferopoietica) e così via. Sia queste ultime discipline sia l'architettura erano spesso considerate branche della meccanica, anche se non manca tra gli antichi chi vedeva lo studio delle macchine piuttosto come parte dell'architettura o dell'arte del misurare.

Il termine moderno 'ingegnere' non ha un diretto equivalente nella cultura antica e non traduce in modo soddisfacente nessuno dei vocaboli che troviamo nelle fonti antiche: da mechanicus a technítēs (artefice), allo stesso architectus e dēmiourgós (artigiano, mastro). Da un lato, i responsabili della costruzione di navi o di macchine da guerra erano spesso chiamati 'architetti'; dall'altro lato, gli 'architetti' della cattedrale di Santa Sofia a Costantinopoli sono definiti da Procopio di Cesarea (500 ca.-560 ca.) mēchanikoí o mēchanopoioí (Aedificia I, 1, 24, 71, 76; II, 3, 11). Vi è un'intera gamma di espressioni (architéktōn, oikodómos, tektonikós) che denotano tutte la funzione di costruttore/architetto, e lo stesso si verifica per i costruttori e gli addetti dei dispositivi di irrigazione: téktones orgánōn (costruttori di strumenti), epistámenoi organízein (esperti di strumenti), mēchanárioi, mēchanoúrgoi (meccanici). 
L'ingegnere antico sarebbe quindi una figura al crocevia tra tutti questi campi (per i quali esisteva una notevole tradizione scritta) e altre forme di conoscenza, presenti soprattutto nella cultura orale e identificabili come téchnai o artes: pittura, falegnameria, lavorazione dei metalli, ecc.
Pur tenendo presente che gli architetti, con molta probabilità, erano impiegati anche come 'ingegneri' e viceversa, rimane poco chiaro quali esattamente fossero le distinzioni tra un ruolo e l'altro. Spesso queste distinzioni sembrano indicare differenze di prestigio e status e connotare, per esempio, la collocazione di un certo individuo nella gerarchia decisionale e amministrativa relativa alla costruzione di un'opera pubblica.
Ma vediamo, dunque, alcuni esempi fotografici di quali grandi opere è stato capace di costruire il mitico ingegnere del passato:

Grande muraglia cinese
Piramide di Giza
Le strade romane
Armi d'assedio











Acquedotto di Segovia





















Fonti:

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