mercoledì 3 giugno 2020

Zibaldone dei pensieri "mitici" -Step#20


In Italia dimentichiamo spesso di aver avuto un ottimo filosofo - oltre che scrittore - di rilevanza tale da non essere eclissato dai filosofi romantici tedeschi. Si tratta del celeberrimo Giacomo Leopardi, ben più noto, infatti, come poeta.


L'opera che racchiude l'insieme dei pensieri e delle riflessioni dell'italico autore è - come mostrato dall'immagine - lo "Zibaldone di pensieri". In quest'opera Leopardi affronta i più svariati temi filosofici, passando anche per il mito.

Il pensiero mitico non è appannaggio solo delle società arcaiche o primitive, come già dimostrato nei miei articoli precedenti sul "mito contemporaneo" e sul "mito moderno". 
Il mito non si presenta più in quanto tale, ma sotto la luce della distanza critica. Esso ha valore allegorico (i miti religiosi, per esempio), o indica un’idea o una costruzione che non ha alcun rapporto con la realtà. L’idea del mito in Leopardi può sembrare paradossale, poiché il poeta rivendica «uno scetticismo ragionato e dimostrato» ma, che denuncia a partire dalla teoria empirica della «conformabilità», i miti delle idee innate, delle idee platoniche, ma anche l’idea di Dio stesso. In realtà da sempre Leopardi è stato attratto dal mito, come testimonia il saggio Sopra gli errori popolari degli antichi del 1815, che rappresenta un’immersione critica nelle superstizioni mitiche degli antenati. In un rapporto quasi contradditorio con l’idea di Platone, Leopardi denuncia le sue idee, considerandolo come «il più profondo, il più vasto e sublime filosofo tra gli antichi», nel suo diario Zibaldone dei pensieri. Dunque è una contraddizione apparente tra denuncia e fascino per il mito, che si trova nelle opere di Leopardi.

Il termine «mitologia», «acerbissima mitologia», è prodotto dalla ragione quando essa pretende di operare facendo astrazione dal «sistema della bellezza, delle illusioni». Leopardi rivendica solamente lo «scetticismo ragionato», che ritroviamo a volte nella sua poesia come nei Canti. Questo scetticismo si potrebbe rivelare come un mito personale del grande poeta. Per Nietzsche, Leopardi è un «ultra platonico».

Dall'alto scendendo verso destra: Giacomo Leopardi, Platone, 
Friedrich Nietzsche


La filosofia di Nietzsche è a volte un’accusa contro la tradizione filosofica occidentale che avrebbe opposto il mondo sensibile a quello ideale. Quest’opposizione, secondo Nietzsche, risulta da una proiezione personale dei filosofi. Leopardi mantiene una dicotomia tra un al di là, il nulla, è un qui percepito come reale e insignificante. Il nulla per Leopardi non indica solamente l’impossibilità di mostrare l’essenza delle cose, ma il nulla è la realtà vissuta e percepita durante le esperienze personali evocate nello Zibaldone, il diario intellettuale poeta: «Io ero spaventato di trovarmi nel mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Mi sentivo soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla».
Questa realtà Leopardi l’ha tradotta nella sua poesia attraverso il motivo del nulla, ma anche molto discusso nelle Operette morali che trasmettono le riflessioni materialiste del poeta sull’universo. La materia e l’universo sono eterni per Leopardi, invece gli esseri e le cose sono destinate a perire e a ritornare da dove sono venute, cioè nel non essere. Leopardi fa del nulla l’origine e la fine di tutte le cose, esprimendo così la sua idea dell'essenza del pensiero occidentale. Le cose vengono dal nulla e rappresentano il nulla.


Fonti:
http://www.orizzonticulturali.it/it_studi_Alina-Monica-Turlea.html

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